CIO’ CHE È ESPRESSO, È IMPRESSO

a cura della dott.ssa Marta Badella

parentAbiliter, Life – Coach Sistemico, Coordinatore Genitoriale

 

Se vi dicessi: 

CIO’ CHE È ESPRESSO, È IMPRESSO 

Quale sarebbe il vostro primo pensiero?

“Esprimere” dal latino exprimĕre: manifestare a parole i propri pensieri.

Ciò che esprimiamo a parole si fissa nella nostra mente, nel nostro spirito e nel nostro corpo.

Attraverso le parole che esprimo genero un’energia che si propaga in me ed intorno a me facendo “vibrare” anche chi mi circonda.

Diversamente resta solo un pensiero che circola nella testa come un cavallo indomabile.

Come qualcuno che ci continua a parlare all’orecchio senza averne il permesso.

Perché esprimendolo si fissa in noi?

Perché quest’azione rende “visibile” ai nostri occhi ciò che prima era inespresso, celato, implicito. Ci dona una nuova coscienza di quanto era nascosto dentro di noi.

E cosa ci consente di fare questo apparente semplice passaggio?

Di agire in maggiore “integrità” con noi stessi. 

Parliamo d’Integrità quando le tre dimensioni, quella relativa a ciò che penso, a ciò che dico ed a ciò che sento, sono perfettamente allineate in noi.

Del resto Socrate diceva anche: “La domanda è possibile quando la risposta è già presente”. 

Direi che questo completa meglio i benefici che si ottengono nel lasciare agire il nostro corpo liberamente (per esempio in uno spazio di rappresentazioni tridimensionali) perché sicuramente, se non forzato, esso manifesterà ciò che nel profondo sappiamo già di poter ammettere a noi stessi anche se a volte teniamo questa informazione celata dentro di noi perché abbiamo la percezione di dover rimanere leali al nostro sistema familiare.

Come posso scalare una montagna se prima non ne ammetto l’esistenza? 

Se prima non la “vedo” davanti a me?

E perché prima ne negavo l’esistenza? 

Nell’ammettere che quella montagna è davanti a noi, ci doniamo la possibilità di scegliere se e come scalarla, quale attrezzatura portare con noi, quali risorse mettere in campo per raggiungere la vetta. 

Vi è coerenza in ciò che manifesto verbalmente rispetto a ciò che agisco successivamente.

La vita è un viaggio alla scoperta di sé stessi e farlo restando coerenti con ciò che si sente, vedendo ciò che realmente è da una “finestra” di piena coscienza, esprimendo a sé stessi ciò che solitamente rimane celato in un cassetto della nostra anima, lo rende un viaggio ancora più affascinante.

Quando si dice una verità a voce alta poi bisogna affrontarla. 

Sarà forse per questo che spesso la si reprime?

E oggi la domanda è: sei pronto a dirtelo a voce alta?

LA PAROLA GENERATIVA … FINORA

a cura della dott.ssa Marta Badella

parentAbiliter, Life – Coach Sistemico, Coordinatore Genitoriale

 

La parola generativa: FINORA

Nella grammatica italiana finora è un avverbio di tempo la cui funzione è quella di accompagnarsi ad un verbo, un sostantivo, un aggettivo, un altro avverbio o a un’intera frase, modificandone o specificandone il significato.

Se la consideriamo da un punto di relazionale, sistemico e familiare questa capacità di modificare il significato della frase, si amplifica, assumendo una funzione generativa.

Quante volte il sistema di cui facciamo parte, familiare, professionale, sociale, ci attribuisce delle etichette che, alla lunga, pensiamo ci definiscano per chi siamo veramente?

“Tu sei sempre quello distratto”

“non fai mai nulla per…”

“sei sempre quello che…” 

“di te non ci si può fidare” 

e così via.

Etichette che associano a questi pensieri parole con un’accezione assolutistica come: “sempre”, “mai”.

E così, giorno dopo giorno, arriva il momento in cui guardandoci allo specchio pensiamo: 

“io sono distratto”

“io sono ignavo”

“io sono inaffidabile”

Il protrarsi di questo schema comportamentale fa sì che una conclusione basata su un input esterno e soggettivo, diventi una nostra CONVINZIONE LIMITANTE: se tutto il sistema mi dice che sono così, allora significa che sono proprio così!

Attenzione: ciò che pare essere, non è detto che sia ciò che realmente è!

Come si può provare a rimette al giusto posto le convinzioni limitanti?

Con la valorizzazione della parola FINORA.

“Io sono stato una persona distratta, finora.” 

“non ho mai fatto nulla, finora

“sono sempre stato quello che……finora

“sono stato una persona inaffidabile, finora

Che percezione vi risuona dentro? 

Sentite come la parola FINORA interrompe il circuito elettrico della mente che tiene accesa quella determinata convinzione limitante?

“Si, è vero, sono stato una persona inaffidabile FINORA.

Da domani posso scegliere di essere affidabile.”

Questa parola pone un paletto, un limite, una linea di demarcazione netta tra chi sono stato o chi mi hanno fatto credere di essere e, da quel momento in poi, la persona che posso scegliere di essere grazie alla presa di coscienza della mia vera natura.

È la porta che ci apre nuovi scenari evolutivi, percettivi e cognitivi di noi stessi.

Ed allora forse la domanda funzionale è: chi scelgo di essere da oggi in poi?

COMPRENDERE E CAPIRE: C’E’ DIFFERENZA?

a cura della dott.ssa Marta Badella

parentAbiliter, Life – Coach Sistemico, Coordinatore Genitoriale

 

COME SI FA A COMPRENDERE SENZA CAPIRE?

C’è una forza che guida verso il Capire ed una verso il Comprendere.
Questo nonostante l’umanità si basi abitualmente sul pensiero cartesiano = COGITO ERGO SUM.

Partiamo da due semplici concetti:
La teoria è orientata al CAPIRE e riguarda la dimensione del Fare che si trova nella Mente.
Ad un dubbio che si ha, si pone una domanda facendo propria la risposta del nostro interlocutore. Ok, abbiamo Capito.
In questo modo il dubbio che tiene viva la curiosità, svanisce e con quello la ricerca della risposta stessa.

L’esperienza è orientata al COMPRENDERE e riguarda la dimensione dell’Essere che si trova nel Corpo.
Al dubbio che si ha, si trova la risposta da sé ed in sé attraverso l’esperienza che personalmente si fa. Ok, ho Compreso.

Semplicemente vivendo ed ascoltandosi, mantenendo così viva la curiosità di scoprire da sé ciò che la vita ha da insegnare.
E questo può accadere quando un genitore risponde umilmente al figlio “non lo so”.
Risposta rara e preziosa al tempo stesso.
Cosa lo spaventa tanto nel dare una simile risposta?

Spesso i genitori pensano di avere la risposta giusta per far capire le cose ai loro figli, dissipare ogni loro dubbio, incertezza. Non si rendono conto, invece, che così facendo gli passano la loro esperienza di vita al posto di lasciarli liberi di fare la propria.

A volte, peggio ancora, vietano.

Perché vietare ai figli di fare qualcosa equivale a toglierli l’opportunità di vivere
quell’esperienza diretta di vita in cui trovare le risposte che cercano.
Come mai vietano ai loro figli di fare qualcosa?

Cosa temono nel permettergli di farlo?

Cosa pensano gli possa sfuggire di mano?

Ricordiamo che un fondamento della sistemica è il concetto “Nessuno Escluso” ed inquesto caso intendiamo che non è esclusa nemmeno la mente.

A volte nella vita si presentano situazioni nelle quali è necessario Capire.

Altre volte lo è Comprendere.

Entrambe le attitudini sono necessarie se vogliamo vivere a pieno il nostro essere.

E allora forse oggi la domanda da porsi è:
Quale abilità genitoriale bisogna che alleni per permettere a mio figlio di Comprendere?

Genitori Ego-Isti o Ego-Riferiti?

a cura della dott.ssa Marta Badella

parentAbiliter, Life – Coach Sistemico, Coordinatore Genitoriale

 

Oggi condivido la mia riflessione Sistemica partendo da una domanda:

La genitorialità croce o delizia?

Sono mamma di un ragazzo di 12 anni.

Il grosso cambiamento che ho attuato anche grazie alla sistemica è stato quello di riuscire a lasciare che mio figlio avesse il suo spazio evolutivo, permettendogli di essere sé stesso, di essere libero di sperimentare, di conoscere le sue potenzialità ed i suoi talenti, i suoi punti di forza e di entrare in contatto profondamente con le sue emozioni e i suoi sentimenti.

Come?

Scegliendo di essere una mamma Ego-ista.

Associare questo concetto alla genitorialità può sembrare alquanto curioso.

Solitamente associamo l’essere Ego-ista al non curarsi dei bisogni degli altri.

Il concetto di CURARE indica proprio il “prendersi cura di qualcuno.

Ed allora come possiamo prenderci cura dei nostri figli comportandoci da genitori egoisti?

Partiamo dal concetto dell’essere Ego-Riferito inteso come: cosa voglio per me?

Se stiamo bene noi, al nostro giusto posto di adulti e genitori, tutto il nostro sistema ne beneficia.

Questo agire ci rende liberi, dando un vero e proprio esempio di vita ai nostri figli.

L’esempio di poter scegliere liberamente ciò che vogliamo per noi anziché ciò che si aspettano le persone che fanno parte della nostra quotidianità.

Facciamo capire ai nostri figli che anche loro possono avere uno spazio libero di evoluzione imparando a loro volta ad essere Ego-isti = Ego-Riferiti domandandosi a loro volta “Cosa voglio per me?”.

Lasciargli così il giusto spazio di crescita facendogli tuttavia sentire quella vibrazione genitoriale che dice: IO PER TE CI SONO.

Essere un modello di vita, un modello evolutivo.

C’è un insegnamento che si dà senza le parole: si chiama esempio.

E allora mi domando:

Si può far percepire la propria presenza genitoriale stando in silenzio, osservando da lontano?

Si può essere genitore in una dimensione di Silenziosa Presenza?

L’Amore si trasforma

a cura della dott.ssa Marta Badella

parentAbiliter, Coordinatore Genitoriale

 

Nelle precedenti riflessioni mi avete sentito citare spesso l’espressione “flusso di amore all’interno del nostro sistema”.

Questo è l’aspetto sul quale oggi desidero condividere con voi le mie riflessioni.

Se finora ho parlato di Amore nell’accezione più ampia del termine, oggi ne parlerò nella sua accezione più nota: quella Romantica.
Quella che abitualmente associamo al rapporto di coppia. 

In fisica esiste il concetto di Risonanza.

Questa avviene quando due campi energetici di uguale intensità e frequenza si incontrano.
In sistemica si parla di RISONANZA quando elementi sulla stessa frequenza energetica, si attraggono. 

L’esperienza che ho maturato finora nella mia vita, mi ha portato a prendere coscienza, in modo chiaro, di due aspetti di questo tipo di Amore:
• l’amore finisce
• l’amore non basta

Tuttavia, dopo essere entrata nel meraviglioso mondo della sistemica e grazie ad essa, ho riformulato il primo:
l’amore si Trasforma 


Userò una metafora per essere più chiara:

Quando si accende una candela magari all’inizio fatica a “carburare”, così come succede all’Amore.

Ma quando comincia a bruciare, comincia ad incidere l’interno della sua struttura, andando all’Essenza di sé, iniziando così a splendere, senza far fumo, ed è bellissima.

Emana calore nella sua luminosità. Si resterebbe lì a guardarla per ore.

T’innamori di quello spettacolo.

Poi piano piano, se la si osserva attentamente, ci si accorge che man mano che lei ama (perché se una candela fosse assimilabile all’Amore, ciò che farebbe invece di bruciare sarebbe Amare), si trasforma.

Prima era cera: una parte si dissolve in fumo ed una parte si scioglie e ci viene restituita sotto forma di luce e calore.

Guardando per terra verrebbe da dire: “cos’è quella cosa lì?” 

Quella è la cera che si trasforma in altro.

Alla fine non c’è più una candela accesa e per questo si potrebbe pensare “Allora non ama più!” 

Non è così.

Semplicemente mentre bruciava ha plasmato, con la sua cera, la base di quello che serve per consolidare il processo di trasformazione. 

Semplicemente si è trasformata in altro.

Continua ad esistere, ma in un’altra forma.

Il secondo concetto, l’amore non basta, rimanda a due aspetti:

• al nostro sistema famiglia di origine

• alla diversità di valori e di progetti di vita

Il primo rimanda al concetto sistemico espresso nel precedente articolo, Essere fuori Posto

Ricordiamo che ciò accade quando un piccolo si comporta da grande.

E se un piccolo si comporta da grande è perché qualche grande glielo permette. 

Quando si finisce “fuori posto” da piccoli, spesso si tenderà quindi a non riconoscere il proprio posto. 

Ed in questo caso specifico intendiamo il proprio posto nella dimensione di Amore.

Questo comporta che nelle relazioni tra adulti, tra pari, si possano vivere grandi innamoramenti e poi grandi delusioni piuttosto che alternare il prevaricare all’essere prevaricato, l’appoggiarsi al sostenere. 

Dunque, comporta vivere rapporti non in equilibrio e faticosi da coltivare.

Solo chi è al “giusto posto” può amare con leggerezza.

Quel “giusto posto” che la Vita ti assegna cronologicamente.

Il secondo invece prende forma quando, seppur pervasi da quell’Amore romantico che ci viene tramandato sin da piccoli, prevale l’esperienza maturata nella vita.

Quell’esperienza che modifica la nostra scala valoriale così profondamente da impedire progetti di vita simili, tra noi e la persona destinataria del nostro Amore. 

Valori come l’Amore, l’Amicizia, la Famiglia, il Denaro, il Lavoro.

Valori che iniziano semplicemente a differire così che l’Amore dell’Universo non basta a tenere unite quelle due anime.

Grazie alla sistemica, ho compreso che anche quando ciò avviene, possiamo comunque scegliere di vivere a pieno la dimensione di Amore Puro.

Quello che è intorno a noi, in ogni cosa che ci circonda.

Come?

Un’osservazione sistemica è quella secondo la quale esistono tre dimensioni.

Se vissute tutte e tre in modo completo, allineandole in noi stessi, portano a godere a pieno di questa dimensione totale di Amore.
Le tre dimensioni sono:
• Mente
• Corpo
• Anima,Spirito

Immaginatevi l’incontro tra due persone:
Come stai? Bene  MENTE
Bene dove? Nella pancia  CORPO
E cosa senti lì? Calore  SPIRITO
Ed ora immaginate il gioco della settimana enigmistica in cui si uniscono i puntini numerati.
Immaginatevi di unire queste tre dimensioni come se steste unendo i puntini.
Scoprirete così che la vibrazione che sentirete in voi, vi permetterà di percepire tutto ciò che vi circonda, tutte le varie sfumature delle situazioni che vivete, in modo così potente da riuscire a sentire interiormente SE e COME quella data cosa vi risuona, in quale parte del vostro corpo, con quale intensità.

E se sentirete quella vibrazione, allora significherà che siete sulla giusta strada per accogliere la dimensione di Amore Puro, restando in linea con il vostro sentire.

Accogliendo anche quell’Amore Romantico che si trasforma e che a volte non basta.

Allora forse oggi la domanda è: scelgo comunque che sia un mio valore? 

Essere o non Essere al Giusto Posto?

a cura della dott.ssa Marta Badella
parentAbiliter, Coordinatore Genitoriale

 

Quando una persona sceglie di approcciarsi alla Sistemica, attraverso l’incontro con un professionista, probabilmente sente dentro di sé che qualcosa è fuori posto percependo così il bisogno ed il desiderio di mettere ordine nella sua vita.

Quello che insegna l’approccio Sistemico-Relazionale è che quel “qualcosa fuori posto” molto probabilmente siamo noi nel nostro Sistema familiare d’origine.

Sistema inteso come un insieme di elementi in relazione tra loro.

Cosa significa, allora, essere “Fuori Posto?”

Significa aver smesso di essere al Giusto Posto in quel Sistema, quello nel quale nasciamo per Amore dei nostri genitori.

Abbiamo il diritto di vivere la nostra vita come scegliamo e prima la dobbiamo ricevere dai ns genitori.

Al momento della nascita siamo “completi”, non ci manca nulla e siamo al Giusto Posto.

Attraverso la Sistemica riconosciamo che successivamente, crescendo, spesso escludiamo delle parti di noi, dei membri del nostro Sistema Famiglia, che sono invece indispensabili per restare in quel Giusto Posto originario. 

Uno dei fondamenti della Sistemica, infatti, è NESSUN ESCLUSO dai sistemi familiari

E cosa significa? 

Significa che non si può escludere nessuno a meno che non siamo disposti a pagarne un prezzo. 

Questo prezzo spesso passa attraverso la disarmonia, la sofferenza di altri elementi del sistema, di solito i più piccoli, gli ultimi arrivati.

Ci si potrebbe chiedere: “Quale beneficio avrò nel tornare al Giusto Posto?” 

La Sistemica ti risponde: “L’enorme beneficio di lasciare liberi noi stessi e, in caso, i nostri piccoli e quello di far fluire nuovamente l’energia vitale d’Amore nel tuo Sistema”. 

Si comprende così come spesso andiamo fuori posto perché qualcuno prima di noi ha provato a smettere di amare, interrompendo così quell’energia che permette ai sistemi di essere adattivi, di evolvere nel loro destino. 

Qualcuno per esempio come la nonna, la mamma, un caro il cui spirito ha abbandonato il corpo. 

Spesso vengono viste come delle esclusioni per non volerne sentire il dolore.

Ed è così, allora, che inizia un percorso di sofferenza.

Sofferenza intesa come la distanza tra ciò che è e ciò che vorremmo che fosse. 

Anche per questo spesso serve avere un diverso livello di coscienza.

Perché è con la consapevolezza che si può essere risvegliati alla realtà che invece tendiamo ad interpretare

Il professionista che utilizza un approccio Sistemico-Relazionale offre un percorso evolutivo nel quale acquisire gli strumenti necessari per tornare al “Giusto Posto”, percependo così un nuovo ordine nella nostra vita: un’omeostasi sistemica

E come ci riesce? 

Attraverso la rappresentazione sistemica, tridimensionale che utilizza, ci permette di vedere ciò che, dentro di noi, per molto tempo è rimasto nascosto ai nostri occhi a volte anche alla nostra mente, rendendolo invisibile.

Ma in realtà è sempre stato lì. 

Lo avevamo semplicemente rimosso, dimenticato.

Il Professionista Sistemico ci educa, nel senso originario del termine latino di educĕre: trarre fuori, allevare. 

Ci mette nella condizione di tirare fuori le nostre abilità personali e genitoriali, che da sempre sono presenti in noi, ma sino a quel momento rimaste inespresse.

L’opposto del concetto latino di insĭgnare: imprimere segni nella mente, nel senso di “mettere dentro” a qualcuno la nostra idea, il nostro punto di vista, la nostra personale interpretazione.

La visione sistemica non contempla il concetto di giusto o sbagliato, meglio o peggio.

Piuttosto porta a domandarci se ciò che si osserva è funzionale o disfunzionale alle capacità adattive del Sistema stesso.

Ed anche i ruoli che vi rappresentiamo ci possono aiutare a distinguere ciò che si è da ciò che si interpreta. 

 “Non si può vivere e non evolvere” come sosteneva Darwin.

Ed in questa dimensione, ci rendiamo conto che spesso utilizziamo l’espressione “Io Sono” radicando ancora di più in noi la convinzione di essere ciò che il nostro Sistema Famiglia ci ha insegnato per il solo fatto di appartenere a quel Sistema.

E per questo magari siamo andati fuori posto

Ricordiamoci:” perché un piccolo finisca fuori posto deve esserci almeno un grande consenziente”.

Concludo questa prima tappa del nostro viaggio alla scoperta della Sistemica con una riflessione:

Forse per tornare al Giusto Posto è sufficiente costruire la nuova strada utilizzando tutti i materiali che da sempre abbiamo a disposizione. Nessuno escluso. 

 

Non sei abbastanza, non fai abbastanza
di Prem Siri K.K.

 

Mi sento molto stanca, a tratti sopraffatta e inondata da un profondo senso di insoddisfazione.

Osservo la mia vita, cosa faccio e mi dico “Dai, non hai motivo per sentirti così, che succede?”.

Mi fermo e l’unica risposta che arriva è “non lo so!”.

Quindi come spesso faccio, chiamo Max e gli chiedo di aiutarmi a comprendere e vedere ciò che non riesco. Inizio a raccontare, lui mi ascolta e poi mi chiede:”quando è successo la prima volta?” … una domanda che mi lascia perplessa e mi spinge a chiedere: “ quando è successo cosa?” … lui :” quando hai iniziato a cercare di fare felici i tuoi genitori?”

Mi manca il fiato appena sento quelle parole, poi lo stomaco si alleggerisce e sorrido di tenerezza per me, perché sento la fatica di questa impresa: un monte da scalare, senza arrivare mai alla cima. Una traguardo inesistente, che è tale proprio perché nessun figlio deve rendere felici i genitori. Non è il loro compito, non è il loro destino.

Questa impresa ha un impatto in tutta la mia vita, nel lavoro, nelle relazioni, nei miei progetti … come avere un buco in cui entra il meglio di me e si disperde, portandomi alla stanchezza, all’esaurimento e a non mettere energia in ciò che veramente può fiorire e prosperare.

Come fare? Max mi invita a sentire come è riconoscere questa verità e poi mi fa fare un esercizio sistemico. I miei genitori sono davanti a me, li guardo e gli dico: “ Ci ho provato, ce l’ho messa davvero tutta, ho dato il massimo, ma per me è troppo, voi siete grandi e io piccola”. Pensavo fosse più dura, nel reame delle azioni invece ho sentito dolore al cuore e tanta leggerezza.

Spesso quando si è piccoli e ci viene chiesto di dare invece di ricevere, tipicamente amore e attenzioni che chi è grande di norma dona ai suoi piccoli, si risponde inventandosi varie strategie per fare felici i nostri genitori pur non avendo alcuna idea di come fare. Diventiamo bravissimi a dare, dare e dare ancora e spesso l’effetto collaterale è che non ci sembra mai di aver fatto abbastanza!

Ma un piccolo non può dare ad un grande ciò che il grande può solo scambiare con i suoi pari, così si finisce fuori posto, ci si stanca per accorgersi prima o poi che un piccolo non può fare felice un grande, almeno non in questo modo.

Sono passati alcuni giorni da quando ho fatto l’esercizio ed è successa una cosa importante: sono diventata maggiorenne!

La notte del 18° anniversario della morte di mio padre, ho fatto un sogno. Un sogno che aveva un sapore di guarigione. Ho sognato mio padre, eravamo nella nostra casa, quella dove sono cresciuta. Mio padre era al tavolo e parlava con Max. Max era venuto da un viaggio lontano e aveva portato con se un regalo: un gruppo di artisti che hanno organizzato una festa, una parata: c’era allegria, c’era musica, c’era leggerezza, c’era felicità!

Al mio risveglio, ho sentito mio padre al mio fianco, erano 18 anni che non l’ho sentivo con la sua forza, la sua leggerezza, la sua allegria, la sua ironia, la sua curiosità … doni e tesori che sono anche miei.

Grazie per la vita, è tanto ed è abbastanza, proverò a farne qualcosa di buono!

Il payoff di parentAbility® recita “a sostegno dell’armonia familiare e dello sviluppo delle abilità genitoriali”.

Il tema della famiglia, della genitorialità, delle relazioni è di fondamentale importanza e sempre di più, cresce l’esigenza di avere strumenti a sostegno della famiglia nella vita quotidiana sia come genitori, come figli, come amici, sia anche come professionisti che operano all’interno dei nuclei familiari (operatori sanitari, baby sitter, educatori, insegnanti, professori, chi da ripetizioni).

Perchè?

Perchè conoscere le dinamiche interne ai sistemi familiari aiuta ad aprirsi ad una maggiore comprensione dell’altro e dell’ambiente in cui si va ad operare o in cui si è immersi.

ParentAbility® ha scelto un approccio sistemico, olistico ed evolutivo per il ben-Essere e per il sostegno alla genitorialità che tiene conto dei sistemi familiari contemporanei e del contesto societario nel quale si inseriscono per portare consapevolezza e benessere nei membri della famiglia e quindi di conseguenza dei singoli componenti del nucleo familiare che possono così evolvere e seguire con libertà e pienezza la propria missione di vita.

ParentAbility® propone, attraverso le Costellazioni Familiari integrate con altri percorsi e tecniche olistiche, percorsi esperienziali sia per risolvere tematiche personali, sia per la formazione professionale per chi voglia diventare operatore sistemico familiare.

Si metteranno in luce le cause di eventuali disarmonie, sia personali che relazionali, cercando insieme i punti di leva sistemici. Questo solitamente agevola l’evoluzione e fa fluire l’amore e la gratitudine che sono alla base dell’armonia e del ben-Essere.

ParentAbility® nasce dall’esperienza di vita e professionale di Massimiliano Babusci: figlio, padre adottivo, imprenditore, manager, consulente, coach, counselor, formatore e ambasciatore olistico.

La genitorialità in ogni sua forma è un’esperienza di grande intensità e trasformazione. La società sta cambiando e la famiglia si adatta con grandi sacrifici, spesso dei più piccoli.

Sono sempre più frequenti, anche nelle piccole realtà, le esperienze di “genitorialità diversa”, come le famiglie allargate, l’adozione, l’affidamento, la PMA (Procreazione Medicalmente Assistita). Queste possono richiedere sostegno per riconoscere e comprendere alcune dinamiche fondamentali che generano armonia nei sistemi di appartenenza.

Massimiliano, come fondatore di parentAbility® si prefigge di facilitare individui e coppie desiderosi di provare la buona sensazione di occupare il “giusto posto sistemico” in famiglia , secondo quanto osservato da Bert Hellinger e codificato in quelli che vengono definiti “Gli ordini dell’Amore”, per sviluppare armonia sistemica e le proprie abilità genitoriali indipendentemente dalla tipologia di famiglia.

Sente il dovere civico di prendersi cura di questo fenomeno dell’evoluzione delle famiglia che è sempre più emergente e delicato, considerando soprattutto il numero crescente di bambini che presentano dis-agi di vario tipo.

Il suo sogno con Parentability è formare una comunità di professionisti al servizio della famiglia e di tutti i suoi componenti.

“Non si può vivere e non evolvere!” … allora meglio farlo con consapevolezza. (cit. Massimiliano Babusci)

 

Il progetto ParentAbility® è stato ideato e creato da Massimiliano Babusci in collaborazione con Prem Siri Kaur.

www.parentability.it

contatti @parentability.it

 

 

 

parentAbility®️, si occupa da diversi anni di sviluppo delle abilità genitoriali a sostegno dell’armonia familiare.

Con l’intento di fornire un contributo sociale all’emergenza COVID-19, abbiamo pensato di attivare un servizio di “ascolto”. Osservando il momento che stavamo e stiamo vivendo e il forte impatto che ha sulle persone, sulle relazioni, sia familiari sia in ambito lavorativo, il 18 marzo abbiamo deciso di aprire lo sportello di ascolto professionale “Chiamami”: un servizio di solidarietà sociale, gratuito in tutto il territorio nazionale.

 

Perchè l’ennesimo numero da chiamare? 

Perchè spesso, specialmente in Italia, abbiamo la brutta abitudine di ascoltare, parlando. Così vediamo proliferare così di tanti servizi, più o meno psicologici, che a volte sono un modo per entrare in contatto con nuovi clienti. Il nostro servizio è offerto in anonimato e, spesso, attraverso aziende di medio grandi dimensioni che, tramite il CRAL o direzioni del personale particolarmente sensibili al Ben-Essere individuale dei propri dipendenti e collaboratori, hanno aderito a questo servizio diffondendo con i propri canali questa iniziativa sociale. Oltre che un atto di CSR (Corporate Social Responsibility) abbiamo avuto il piacere di condividere con il Top Management di alcune organizzazioni come, oltre al Ben-Essere individuale si sia alimentato anche un Ben-Essere organizzativo, specialmente in questi momenti di grande incertezza e di cambiamenti forti, si pensi anche allo Smart Working e più in generale all’avvento delle tecnologie digitali che avranno un forte impatto anche sul WorkLife Balance.

Poi c’è stata la grande opera di diffusione dei canali social e il passaparola, ma parliamo di qualche numero:

13 operatori in tutta Italia, qualificati da percorsi sistemici, olistici ed evolutivi e iscritti regolarmente ad associazioni di categoria professionale. Formati e aggiornati con percorsi specifici in parentAbility i nostri professionisti amano confrontarsi con intervisioni e supervisioni professionali su l’arte di ascoltare, con Amore. La professionalità, l’umanità, l’impegno sociale, il volontariato, ha permesso loro di accogliere chiunque ha contattato “Chiamami”.

“A volte con qualche giorno di ritardo, ma abbiamo ascoltato tutti!”, dice con un sorriso la nostra parentabiliter Cristina.

Nei primi 2 mesi abbiamo ricevuto una media di 50 telefonate al giorno, per un totale di circa 3.000 telefonate, per la maggior parte provenienti dal nord,nord-est.

 

Target:

Chi ha chiamato? 

Perlopiù donne, quasi il 65%, esponendo temi sulle relazioni in famiglia e il lavoro, spesso anche quelle preoccupazioni inespresse dei propri partner.

Il 20% circa sono stati uomini, molto più asciutti e puntuali su temi lavorativi e decisamente espansivi se genitori “single” sui temi di relazione genitore/figli.

Sorprendente il 15% dei giovani, spesso sembravano molto giovani, per l’entusiasmo di condivisione.

 

I temi più gettonati?

La gestione degli spazi e dei ritmi familiari, la conciliazione scuola/lavoro e vita familiare, le conflittualità emerse per il lockdown, incertezze sul futuro lavorativo, intuizioni su possibili relazioni post COVID, il valore delle relazioni e delle istituzioni.

E poi certo, c’è stato anche chi voleva informazioni pratiche e chiavi di lettura delle situazioni e dei decreti 😉

 

Distribuzione telefonate sul territorio:

Lo sportello di ascolto è ancora attivo e, finché sarà utile saremo felici di “Ascoltarvi” ed esserci per ognuno di voi! ….indipendentemente dalla emergenza sanitaria 😉

Potete trovare le indicazioni e suggerire il servizio gratuito a questa pagina: https://parentability.it/chiamami/

Siamo grati ad ognuno di voi che ha scelto di farci partecipi delle proprie esperienze e siamo grati a chi ha avuto l’attenzione e il coraggio di proporre soluzioni integrative come questa nelle proprie organizzazioni.

Il nostro fondatore dice spesso: “Vorrei vedere prima possibile il manifestarsi delle 3S: Sicuri, Sociali e Sereni …. e allo stesso tempo potremmo aver imparato che ascoltare ed essere ascoltati veramente è bello, forse questo è uno dei doni ricevuti da questa emergenza. Se abbiamo 2 orecchie e una bocca una ragione ci sarà! ;-)”

 

#iopertecisono #belloascoltare  #ascoltacolcuore 

 

Testimonianza di un C-level di un’azienda che ha scelto ChiAmaMi

“Non avrei mai aderito ad un servizio che prevedesse interventi di coaching, counseling o psicologici per i miei dipendenti, li trovo intrusivi e creano molte resistenze nei miei collaboratori. Quando ho provato si sono manifestate difficoltà a trattare temi personali e non attinenti alle loro mansioni, figuriamoci poi far chiamare i propri familiari. In questo caso, anonimo e gratuito, ha avuto un bell’effetto, se poi vorranno proseguire una ricerca personale di maggiore benessere, sarà una loro libera scelta. Io sarò semplicemente felice di aver contribuito al primo passo, come diceva un saggio: ogni grande viaggio inizia sempre da un primo passo!” 

PRENDI IN MANO A TUA VITA E FANNE UN CAPOLAVORO UNICO.
Giovanni Paolo II

 

PROGETTIAMO LA NOSTRA CASA FUTURA?

 

 

Lo facevamo spesso, quando i miei ragazzi erano piccoli.

Ognuno con il proprio foglio di carta, più o meno ampio a seconda delle ambizioni e via a dare libero sfogo alla nostra fantasia.

La mia casa con qualche autolimitazione di troppo, la loro totalmente libera da vincoli.

Ed ecco che tornavano con progetti faraonici (secondo il mio giudizio, non certo secondo loro) dove le loro case avevano piscine, campi da tennis, spa, sale di proiezione e molto altro ancora.

In questi giorni di sosta e riflessione forzata, mi sono ricordata di quanta ricchezza c’era in quei momenti: libera espressione, intima condivisione, complicità, impegno.

Oggi Costanza “la piccola” ha 15 anni, non ama più fare giochi con la mamma ma ha ancora una innata capacità di organizzare alla perfezione le sue idee sopra un foglio bianco. Mi ha sempre stupita la sua capacità di posizionare i suoi progetti nello spazio che le veniva assegnato.

Perché non riproporre lo stesso gioco?

Eccoci qui, in questo lasso di tempo sospeso, a darci questa rinnovata possibilità di esprimere le nostre aspirazioni più intime.

Si parte!

Costanza nel giro di poco mi presenta la sua bozza: splendida!

Ma questa non è una casa, è una Dimora!

Questo non può rimanere un disegno, deve diventare un manifesto, quindi serve un foglio con un formato che lo supporti!

Incantevole!

Costanza ha il coraggio di mettere su carta quello che io per pudore non ho mai osato pensare per me. E ci sono pure parchi e giardini a completare questa dimora.

Nonostante mi occupi di architettura da prima che lei nascesse, credo di non averle mai insegnato a progettare una casa, tanto meno un giardino; evidentemente lei ha saputo cogliere queste capacità da se.

Che meraviglia!

Come avrei potuto fare di meglio?!

A questo punto decidiamo che il progetto è perfetto e va solo colorato perché acquisti ancora maggiore valore e sia la possibilità di frequentare luoghi che per ora sono luoghi dell’anima.

Cosa aggiungere?

Provate anche voi e lasciatevi stupire da quello che appariràe inviateci i vostri disegni … o scriveteci la vostra esperienza!

Riccardo, mio figlio, il mio insegnante

di Cristina Farina

 

Sono passati 15 anni, ricordo ancora le splendide esperienze trascorse quando Riccardo frequentava l’asilo nido.

Aveva pochi mesi quando lo lasciai per la prima volta alle cure di tre ragazze giovani ma determinate.

Io ero molto spaesata, impaurita e con enormi sensi di colpa.
Ricordo ancora tutte le emozioni che mi attraversavano quando lo accompagnavo e quando tornavo a riprenderlo. La restituzioni di qualità che mi facevano delle attività che lui svolgeva. Come si relazionava con gli adulti ed i compagni.

Ricordo ancora il colloquio di congedo, dove mi fecero notare l’enorme risorsa che Riccardo possiede: la creatività.
Riccardo aveva tre anni, già qualcuno aveva saputo leggere la sua più grande risorsa. Quanta cura in quella prima esperienza “fuori casa”.

Quanto avevo imparato da incontri e laboratori “So_stare nel conflitto”, quanto ero cresciuta!

Il primo grande insegnamento: la scuola materna, dalla cura e dall’osservazione alle imposizioni, alle prime enormi richieste di prestazioni, da parte di insegnanti ed istruttori. Eh si, perché oltre alla scuola si dovevano anche inserire delle attività ricreative.

Tante pressioni, troppe. Le sentivo, ma non riuscivo a comprendere come uscirne, mi aspettavo supporti e conferme dall’esterno, dagli altri genitori, dai miei genitori.

Niente.

Mi sentivo totalmente confusa e sola, dopo la prima splendida esperienza dell’asilo nido, dove prendersi cura, confronto, formazione ed informazione la facevano da padrona, alla follia della prestazione a tutti i costi.

L’elenco delle scuole che Riccardo ha frequentato è alquanto sostanzioso. A fatico trovavo quella che mi convincesse e sostenesse nelle mie infinite incertezze.
Ora Riccardo ha 18 anni, ha finalmente scoperto che la creatività è effettivamente la risorsa con la quale vuole sperimentarsi.

Quanta fatica ha dovuto fare in tutti questi anni, per cercare di farsi ascoltare!

Aveva quattro anni, ero totalmente desolata, non riuscivo a capire perché non gli piacesse la scuola materna che frequentava. Durante l’estate che era appena trascorsa, lo accompagnavo ad un asilo estivo, si divertiva, gli piaceva, andava ed era felice.

“Riccardo, mi dici perché qui no e la si?!!!”

“Mamma,
la

si GIOCA

si MANGIA

si LAVORA

qui

si LAVORA

si MANGIA

si GIOCA”.

Che doccia fredda. Nella mia totale confusione non riuscivo nemmeno a vedere ciò che realmente contava per mio figlio!

Tutta questa tiritera per dire che Virus o non Virus, i figli sono qui anche per mostrarci la strada. Se siamo centrati, insieme faremo delle splendide scampagnate. Diversamente il rischio è di perdersi in mezzo ai rovi.

Se avete notato, nel raccontare mio figlio, in realtà ero IO il soggetto, con le mie paure e le mie incertezze.

Lui dov’era?! Loro dov’erano?!

Eh si, perché nel frattempo era nata anche Costanza!

Ho intuito che forse avevo bisogno di fare chiarezza per poter dare ai miei figli quella serenità e quella stabilità che, almeno in famiglia è sacro trovare. Ancora oggi proseguo il mio allenamento all’equilibrio ed ho smesso di chiedere massivamente aiuto dall’esterno.

Ho individuato contesti e persone con le quali posso confrontarmi e crescere.

ParentAbility è una delle opportunità che ho colto. Mi ero così abituata a delegare totalmemte all’esterno, che non sapevo più sentire cosa fosse buono per me e per i miei figli.

Equilibrio tra dentro e fuori, tra interno ed esterno. Ecco quello che mi sta portando questo “fermo”. Prima “troppo fuori” ora “troppo dentro”.

Cosa è cambiato?

Praticamente nulla, sempre di eccesso si tratta, sempre in assenza di buon senso e di ascolto di se.

Cosa ci muoveva prima? Cosa ci muove ora?

Sempre di comandi esterni si tratta.

Dov’è il rispetto di noi e del nostro più intimo sentire?

I bambini quel contatto ce lo hanno ancora, ecco perché spesso non vengono interrogati e vengono magari dimenticati. E da qui mi viene una provocazione; chiediamo indicazioni a loro, invece che “al governo”.

Perché proprio da loro a volte arrivano le risposte pratiche e risolutive.
Loro sono ancora liberi dalle nostre gabbie, meno contaminati, e se sappiamo ascoltare profondamente, a volte loro sanno trovare risposte e soluzioni reali.
Piccole, ma reali, pratiche e reali.

Impariamo anche dai bambini, impariamo ad ascoltarli profondamente, ad osservarli con occhi trasparenti.
Guardiamoli! A volte, sono loro ad indicarci una direzione… a noi adulti poi decidere di prenderla.

Se non ricordo male, ce lo diceva anche QUALCUNO che 2020 anni fa ha cercato di fornirci delle INDICAZIONI.

Se lo avessi scoperto prima, quanto dolore avrei risparmiato a me, ma soprattutto a loro. Rispettiamo questo fermo, diamogli la giusta contestualizzazione.

Agiamo con equilibrio e chiediamo il loro punto di vista per trovare delle soluzioni creative! In questo loro sono maestri!

Andiamo oltre … prendiamo il mondo in prestito dai nostri nipoti!

FELICE RI_PROGETTAZIONE A TUTTI e se vuoi parlarne con me, sono felice di esserci per te!

 

Cristina Farina
Architetto, Professionista olistico

UFFA,CHE NOIA!
e la forza dell’Amore

di Patrizia Garneri

Uffa che noia, non so cosa fare, voglio uscire, andare a giocare ma non posso perché c’è il virus…..
E il bimbo si chiude, diventa triste e serio, diventa nervoso, non riesce a trovare la sua dimensione, non riesce ad esprimere la sua natura. Piuttosto litiga con suo fratello\sorella, si prendono per i capelli, la confusione regna, agitazione, nervosismo …

Siamo stati presi alla sprovvista, non siamo stati capaci di decodificare le conseguenze di un evento che come un fulmine è arrivato ad illuminare il cielo che è diventato subito nero…
Le conseguenze ricadono su tutti, sebbene nel mio vedere, in una situazione di emergenza come questa, penso sia stato scelto il minore dei mali .

I bambini come i depressi, le vittime di violenza, gli anziani, i disabili e tanti altri e comunque in qualche forma tutti, viviamo questo stato di sofferenza che è la mancanza di libertà. Siamo stati privati di tante cose, di tante espressioni, delle nostre abitudini, delle nostre sicurezze e di tante fughe….

Anche i bambini…. Si ritrovano a vivere in un mondo ristretto, fatto di mura della stanza, stanza salotto cucina, stanza salotto cucina terrazzo e per i più fortunati si aggiunge il giardino.

E poi ci sono i bambini siriani…..

E’ una grande prova: la parte più difficile è riservata ai genitori, combattuti tra l’amore infinito per i loro i figli e ciò che stanno subendo a causa della quarantena. Sono loro che hanno il ruolo del dare direzione, del suggerire, del mostrare e quindi Insegnare ai loro bimbi come tirare fuori il meglio da sé, come resistere come farcela, come avere il coraggio per affrontare una situazione dove anche loro sono protagonisti.

E’ un grande insegnamento: dare valore ad ogni singola rinuncia, ad ogni stare; sottolineare il valore di una vita, il valore di una professione. Insegnare la capacità di esserci in una situazione di emergenza: oggi è una pandemia, domani per quel bimbo potrà essere un problema al lavoro, in famiglia o in qualsiasi altro ambito.
Stare ed esserci…

E’ durissima per noi genitori che non siamo capaci di stare, che non siamo più capaci di riconoscere l’importanza vera di un gesto, che non siamo capaci di dire di no e di lasciare che sia proprio lui, il nostro grande amore a trovarsi una soluzione da solo.
Ci siamo abituati a risolvere, a dare soluzioni, perché facciamo prima, perché ci dispiace vederli tribolare. Siamo costantemente indirizzati dal richiamo del fare, quel fare che si traduce in impegni. Portare il nostro bimbo a calcio a danza, a scherma, a ginnastica, alla festa di compleanno a musica, al dopo scuola a… E’ durissima perché i nostri bimbi stanno\sono poco con noi.

Non sono con il visetto appoggiati sull’asse da stiro a chiedere mamma cosa faccio?… e a sentirsi rispondere ” Ascoltati e scopri cosa ti piacerebbe fare” scopri nel tuo mondo interiore, disegna costruisci con la tua fantasia… Metti la coperta tra due seggiole, fai la tua capanna e dentro porta il tuo mondo, trova il tuo coraggio, trova il tuo eroe, combatti il drago e escine vincitore. Travestiti, pensa ai tuoi sogni, immagina con la tua fantasia la strada che un giorno (…non sarà così lontano), potrai e vorrai intraprendere, quella strada che avrai già visto tante volte nei tuoi giochi, nei tuoi sogni ti sarà facile riconoscerla e combatterne tutte le avversità. I draghi li avrai già sconfitti mille volte.

Forza bimbo amore mio, sei forte! Sei il bambino migliore che potessi avere!
Faccio il tifo per te, sempre!

Se anche tu mamma, tu papà senti di fare il tifo per loro, chiamami per far fronte a questo momento davvero duro e faticoso. Insieme possiamo trasformare quella necessità del fare in qualche cosa che potrà crescere nell’anima e nel tempo.

Patrizia Garneri,
counselor transpersonale, con amore di mamma, di donna e di cittadina…

 

Patrizia Garneri
Counselor transpersonale

 

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