LASCIAR ANDARE TUO FIGLIO, IN AMORE

a cura della dott.ssa Marta Badella

parentAbiliter, Life – Coach Sistemico, Coordinatore Genitoriale

 

Sapete, pensavo non sarebbe stato mai possibile.

Anni fa, avrei provato un dolore lancinante allo stomaco. 

La sensazione di strappare dal mio ventre il cordone ombelicale che per 9 mesi ha nutrito mio figlio, in quel movimento biologico che è il donare la vita.

Ed invece oggi provo un’emozione contrapposta a quel dolore immaginato e temuto: provo un’emozione che fa sgorgare lacrime di gioia e nuova consapevolezza di mamma. Che fa battere forte il cuore.

Oggi, 06 Settembre 2023, provo tutto questo mentre guardo la foto di lui che parte per un’esperienza di 3gg. da solo, con la futura scuola superiore.

Lui a confrontarsi con sé stesso, con i nuovi compagni, con altri adulti che non sono i suoi genitori.

E per di più senza cellulare (quindi non raggiungibile).

È possibile provare gioia nel vedere tuo figlio incamminarsi nella sua Vita, apprestarsi a vivere nuove esperienze fuori dal “nido familiare”, allontanarsi dal supporto quotidiano dei genitori?

Mi sono interrogata spesso su questo.

Alcuni genitori provano “resistenze” nel lasciarlo andare e quand’anche lo fanno perché magari “devono farlo” sull’onda di aspettative altrui, probabile che provino solo quel dolore lancinante di cui accennavo prima.

E forse per loro è complesso cogliere il senso delle mie parole.

Gli pare impossibile provare gioia in quel dolore fisiologico che si prova vedendo crescere il proprio figlio mentre prendere la sua strada.

Ebbene, oggi come mamma e grazie a quell’incontro di tre anni fa con la Sistemica Familiare posso affermare: 

SI PUO’!

Grazie all’incontro con essa, oggi sono una mamma che ha vissuto una Ri-Nascita genitoriale, ridestando dei sensi sopiti dal tempo, iniziando a “sentire” nel corpo cosa significa aver donato la vita a mio figlio. 

Forse qualcuno di voi potrebbe chiedersi: “di cosa sta parlando?”.

Beh, sappiate che in quel caso, dentro di voi avete un foglio bianco sul quale ri-scrivere che tipo di genitore volete essere per vostro figlio. Significa che avete quella giusta dose di curiosità che, a me, ha permesso di scoprire una nuova Marta “mamma”.

Oggi guardo mio figlio con occhi differenti.

Occhi illuminati da una nuova consapevolezza di come far fluire Amore da me a mio figlio.

Quell’Amore che lo nutre, che gli permette di andare nella Vita e vivere il suo Destino.

Ecco, quando ho incontrato questa parola, il mio corpo ha tremato, letteralmente!

Destino?!? Ma non esiste!!!

Esiste il Libero Arbitrio, altrimenti cosa ci stiamo a fare in questa vita?!? 

Già. Idea da molti condivisa.

Ed invece oggi, grazie a quel magico incontro di 3 anni fa, riesco ad accoglierla con Amore e Gratitudine.

Con la consapevolezza che ogni individuo, ogni essere umano ha il suo.

E che questo va rispettato, anche se non condiviso o compreso.

Rispetto che vale anche per il Destino di mio figlio…anzi: soprattutto per il suo!!

Sapete, la consapevolezza più grande, liberatoria che abbia mai acquisito in questi tre anni ed anche la più dolorosa, è questa: IL DESTINO SI COMPIE NONOSTANTE NOI.

E credetemi, che per quella parte di anima “controllante” che ho…è stato un dolore veramente profondo. 

Dolore dal quale, tuttavia, si è generata la Ri-Nascita di cui parlavo prima.

È questa che oggi mi permette di provare gioia, di emozionarmi nel lasciar andare mio figlio, in Amore, verso la sua vita affinché il suo Destino di compia.

Nonostante me.

Nonostante lui.

(e mentre salvo questa bozza, le lacrime di gioia continuano a scendere)

 

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Il Sentiero

Articolo scritto da Prem Siri K.

Facilitatore di Discipline Evolutive, Insegnante di Yoga e Meditazione, Sat Nam Rasayan Healer, parentAbiliter.

 

Il bosco, i sentieri, i laghi

Mi piacciono i sentieri che si aprono nei boschi, ho i miei preferiti, tutti hanno un minimo comune denominatore, sono metafora della vita.

Un sentiero ha dei passaggi semplici, piani, poi inizia ad avere delle curve e a snodarsi tra rami fitti a volte spinosi, poi si riapre per tornare completamente libero e aperto, e dopo un pò ti presenta delle buche su cui tu puoi cadere, inciampare per poi ripartire … a volte un fiume lo attraverso e puoi bagnarti o scivolare, a volte entra in un bosco cosi fitto che devi aprirti la strada e trovare soluzioni.

Non è come camminare il percorso della vita?

Quello che è importante è: dove poni il tuo sguardo?

Ti fissi sulla buca, sul fiume, sul ramo che ti colpisce o sulla bellezza del tutto e della magnificenza della natura? 

Ti sei mai accorto che in ogni istante, ad ogni respiro provi sensazioni piacevoli, spiacevoli e neutre?

Quali sei abituato a scegliere?

Mentre cammini nel bosco e inciampi nella buca, ti accorgi che magari c’è un ramo vicino a te a cui ti puoi aggrappare e non cadere e che nello stesso momento il cielo è azzurro e un raggio di sole infrange le foglie colorate degli alberi del bosco?

Eh già è proprio cosi?

Questo è un altro insegnamento 🙂 appreso, mentre la mia gamba sinistra manifesta un dolore io lo accolgo e osservo nel corpo se c’è un punto in cui c’è più leggerezza e li porto la mia consapevolezza, attenzione e respiro affinché tutto il corpo vibri di quella qualità.

Ogni istante possiamo scegliere se seguire la tristezza, il dolore. l’infelicità o seguire la gioia, la bellezza, la felicità.

Se non lo avete ancora fatto, provate a leggere  “The sunlit path”, troverete tanti spunti sul tema!

E’ un libro, un viaggio scritto da Mirra Alfassa conosciuta come Mère o The Mother, mistica spirituale indiana.

Ecco alcune parole di Mère:

“Two Paths of Yoga”

Ci sono due sentieri dello Yoga, uno di tapasyā (disciplina) e l’altro il surrender. Il sentiero di tapasyā è arduo. Qui ci si affida esclusivamente a se stessi, si procede con le proprie forze. Si sale e si raggiunge secondo la misura della propria forza. C’è sempre il pericolo di cadere. E una volta che si cade, si giace spezzati nell’abisso e non c’è quasi rimedio. L’altro sentiero, quello del surrender, è sicuro e protetto. È qui, però, che gli occidentali trovano le loro difficoltà. Gli è stato insegnato a temere ed evitare tutto ciò che minaccia la loro indipendenza personale. Hanno assorbito con il latte materno il senso dell’individualità. E arrendersi significa rinunciare a tutto questo. In altre parole, si può seguire, come dice Ramakrishna, il cammino del cucciolo di scimmia o quello del cucciolo di gatto. Il cucciolo di scimmia si aggrappa a sua madre per essere portato in giro e deve rimanere saldo, altrimenti se perde la presa, cade. D’altra parte, il gattino non si tiene alla madre, ma è tenuto dalla madre e non ha paura né responsabilità; non ha altro da fare che lasciare che la madre lo tenga e gridare ma ma”.

Ecco alcune parole di Satprem, suo discepolo:

Ci sono due sentieri, diceva Sri Aurobindo, il sentiero dello sforzo e il sentiero illuminato dal sole. Il sentiero dello sforzo è ben noto. È quello che ha presieduto a tutta la nostra vita mentale, perché cerchiamo di raggiungere qualcosa che non abbiamo o pensiamo di non avere. Siamo pieni di desideri, di buchi dolorosi, di vuoti da riempire. Ma il vuoto non viene mai riempito. Non appena viene riempito, se ne apre un altro che ci attira in un’altra ricerca. Siamo come un’assenza di qualcosa che non riesce mai a trovare la sua presenza, se non in rari sprazzi, che svaniscono immediatamente e sembrano lasciare un vuoto ancora più grande. Possiamo dire che ci manca questo o quello, ma in realtà ci manca una cosa, ed è il sé: C’è un’assenza di sé. Perché ciò che è veramente sé è pieno, poiché è”.

Ho dato al mio centro olistico il nome “Il Sentiero Soleggiato” proprio dopo aver letto questo libro.

Quale libro o maestro ha ispirato la tua vita e il tuo cambiamento?

 

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Il sentiero del lago al passo San Pellegrino

La Montagna

Articolo scritto da Prem Siri K.

Facilitatore di Discipline Evolutive, Insegnante di Yoga e Meditazione, Sat Nam Rasayan Healer, parentAbiliter.

 

I primi giorni di ottobre 2021, sono tornata sulle Dolomiti.

Non vedevo l’ora e al tempo stesso ero davvero in crisi. 

Sentivo il cuore battere dalla gioia, la mia mente che continuava a produrre pensieri negativi “non riuscirai a camminare” “non farlo perchè poi non camminerai per giorni” “fermati, sei ancora in tempo” …

Le mie gambe tremavano cosi forte, sembrava che avessi un leone davanti che mi volesse sbranare 🙂

E allora ho fatto quello che so fare meglio, “mi sono fermata, ho respirato, ho chiuso gli occhi e ho sentito i piedi a terra”.

Tutta l’attenzione ai piedi, piede destro e piede sinistro. Ho spostato il peso da un piede all’altro fino a sentirmi stabile e respirando ho portato la stabilità in tutto il corpo … Ero la montagna: forte, ferma, stabile e viva. Imperturbabile, flessibile e coraggiosa

WOW!

Pur sentendo tutta la mia paura del dolore, non il dolore, ma la paura del dolore ho aperto gli occhi e sono partita.

Un passo alla volta sentendo un piede alla volta che poggiava a terra. 

La Terra, la più grande sostenitrice, ti sostiene sempre, aldilà del Tutto e di tutto ciò che vive: autunno, inverno, estate, primavera, tempeste, vento forte, neve, gelo, aridità ….

Niente fretta, solo presenza

Niente aspettativa di risultato, solo la gioia di sentirmi camminare

Niente devo, solo voglio, solo io posso come posso quanto posso

Niente voglio arrivare li, solo iniziamo e godiamoci il sentiero

Quanti insegnamenti che ho appreso, anche riguardo alla mia via spirituale, al Dharma e allo yoga.

 

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foto scattata sulla cima del sentiero

Contare i passi

Articolo scritto da Prem Siri K.

Facilitatore di Discipline Evolutive, Insegnante di Yoga e Meditazione, Sat Nam Rasayan Healer, parentAbiliter.

 

Un pò più di 3 anni fa, ho smesso di camminare, un dolore fortissimo alla gamba sinistra mi impediva di farlo.

Cosa è successo?

Non sono caduta, non mi sono fatta male, l’unico ricordo è un sogno che mi ha svegliata la notte con la sensazione che qualcuno mi avesse tagliato la gamba e avesse lasciato li la sua ascia!

Eh lo so sembra una pazzia, così è andata!

Esami negativi, Rx e RM negative, cosa fare?

Pazienza, respiro, accoglienza, gestione della rabbia del non trovare un perchè e quindi una soluzione!

Io ho trovato la mia, contare i passi e respirare.

Ho iniziato che non potevo ne salire, ne scendere le scale, per entrare ed uscire di casa dovevo fare 15 scalini!

Una volta trovata la strategia per le scale, sono riuscita a fare forse 5 metri e poi crollare dal dolore.

Ecco la mia storia “contare i passi”, che oggi mi fa arrivare a percorrere tratte da 3km, fermarmi e farne altri 3.

Adoro camminare, la mia conquista che porto nel cuore è il rifugio Lagazuoi, partendo dalla capanna alpina… lo so non è l’Everest, ma per una che ha passato 20 anni in ufficio su una sedia lo è :-)!

Quindi ho pensato: “ se metto insieme le mie passioni – yoga, camminare, danzare, cantare – ce la posso fare!”

Ecco che ho iniziato a camminare con grazia e lentezza (come una danza), appoggiando bene i piedi e contando i passi (yoga e meditazione camminata) e vibrando mantra (usare la voce abbassa l’infiammazione nel corpo e fa un gran lavoro sul nervo vago).

Ma anche questo non è bastato :-)!

Avevo bisogno di  lasciar andare i pesi, il peso, il fuoco e la rabbia che mi infiammava.

Quindi ho iniziato a curare la mia alimentazione (non da sola, eh) con i consigli del Dott.Rossi :-), togliendo quello che mi crea infiammazione nel corpo e ho iniziato a perdere peso… e con lo yoga, la meditazione e i miei supervisori piano piano ho lasciato andare i miei attaccamenti con amore.

Una delle cose più importanti che mi ha permesso di poter camminare prima strisciando, poi con due stampelle, poi con una stampella, oggi senza 🙂 (in montagna uso ancora i bastoncini) è stare con persone che mi fanno sentire bene, che mi alimentano, con le quali posso essere al 100% me stessa, senza nascondermi, esprimendo chi sono.

Questo per me è un grande dono del cielo!

Essere grati e non dare per scontata la vita, le amicizie, la famiglia.

 

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Riappropriarsi della propria vitalità, energia, forza, coraggio…

In una delle nostre palestre di parentAbility abbiamo fatto esperienza di sentire la forza e la stabilità e il calore del coraggio che si provano connettendosi alla energia delle proprie origini e discendenza.

“Sei l’unica ragione per cui tutta la nostra stirpe è esistita”: questa frase è come un eco che arriva dalla notte dei tempi e costruisce una catena di sostegno e amore per la vita, che si tramanda di ramo in ramo nell’immenso e infinito albero genealogico della nostra famiglia.

Quando siamo in posizione eretta, guardiamo di fronte a noi l’orizzonte … chi ci sostiene in ogni nostro passo in avanti verso la vita? Chi c’è nella realtà che ci sostiene dietro le nostre spalle?

Dietro la mia spalla destra c’è mio padre, dietro quella sinistra c’è mia madre … ci penso e un grande sospiro di leggerezza sale dal cuore. Non li vedo! Non è importante che io li veda fisicamente, li sento entrambe nelle loro caratteristiche umane, sono li nel loro giusto posto rispetto al me adulto.

Hanno preso il testimone della Vita dai loro genitori, i miei nonni, e l’hanno portato fino a me onorando pienamente tutti i nostri avi.

Wow, che spazio che ho ora nel cuore!

Provo a proseguire ancora e percepisco dietro mia madre e mio padre i miei nonni e poi i miei bisnonni e ancora ancora ancora indietro indietro indietro… fino a che sento un unico grande flusso di prana, di energia vitale che rinvigorisce le mie gambe, rende forte la mia spina dorsale e scalda così tanto il cuore che la mia faccia si apre in un sorriso e in un nuovo grazie a tutto questo.

I miei piedi radicati alla terra vogliono muoversi mano per mano con questa consapevolezza che non sono mai stata sola e che non ho bisogno di attaccarmi o richiedere, perché quella forza vitale, creatrice, sostenitrice è sempre lì con me, insieme al grande teatro della Vita!

Prova anche tu questa meditazione e raccontami la tua esperienza!

Prima leggi le istruzioni e poi procedi con questa meditazione!

Chiudi gli occhi, stai rilassato, non assumere nessuna posizione particolare.

Connettiti al flusso dell’aria che entra e che esce, senti il corpo, senti le tue sensazioni, i tuoi pensieri, osserva, non scegliere niente … scegli di portare sempre più attenzione al respiro e alle sensazioni del corpo più che ai pensieri che ti attraversano.

Senti dietro la tua spalla destra, tuo padre
Senti dietro la tua spalla sinistra, tua madre

Prosegui nella catena che ha fatto giungere la Vita fino a te. Goditi la vista di questa lunghissima fila di uomini e di donna che, pagandone il giusto prezzo hanno preso la Vita dai loro genitori e passata ai loro figli…..fino a te!

Senti dietro la spalla destra di tuo padre, suo padre
Senti dietro la spalla sinistra di padre, sua madre

Fai lo stesso con tua madre e poi con tuo nonno e con tua nonna e cosi indietro e indietro fino alla notte dei tempi…

Senti cosa accade in te, alimentandoti, nutrendoti di questa energia vitale.

Voltati verso questa linea di discendenza così lunga, a perdita d’occhio…. E pronuncia queste parole:

“Dopo di voi ….io! Prendo la Vita al prezzo intero che vi è costata, e che mi è costata….e provo a farne qualcosa di buono in vostro onore”

Inspira ed espira profondamente.

 

Articolo scritto da Prem Siri K. Professionista olistico, counselor, coach e parentAbiliter

«La gratitudine rende quello che abbiamo in abbondanza. È il segno delle anime nobili.» Esopo


Ieri, durante la lezione di
Kid’s Yoga ho fatto conoscere ai bambini presenti la mia amica “Gratitudine”.

Non dice solo grazie, non ha imparato sono le buone maniere, ma ha compreso che vuole vivere nella gratitudine perché la fa sentire bene e vede che il mondo intorno a lei diventa positivo, colorato, gentile e felice.

La Gratitudine è un valore che adulti e bambini potrebbero sviluppare per riconoscere ciò che gli altri fanno per loro e anche apprezzare le cose che hanno.

“Gratitudine dice che a lei ha aiutato a trovare nuovi amici con cui condividere e parlare in modo divertente e gentile! Inoltre, aggiunge che la gratitudine è un muscolo da allenare. Non è facile da capire all’inizio, ma poi ci si prende l’attenzione e non puoi più scordartela!”

Le chiedo “Gratitudine come insegni tu alle persone e ai bambini ad essere grate e riconoscenti?

Ti dico cosa è successo a me e perché mi chiamo Gratitudine…

  1. I miei genitori e gli adulti intorno a me si comportavano in modo generoso, apprezzavano le cose belle che succedevano e mi hanno detto che si dice dare il buon esempio;
  2. poi mi hanno detto che i bambini sono nati per prendere e ricevere, ma che non posso avere tutto 🙂 e che quando mi prende la smania di avere e chiedere, prima mi soffermo a vedere tutte le cose belle che già ho. Poi ogni tanto li vedevo, li guardavo e ho capito che tutti, proprio tutti hanno desideri e bisogni… anche loro.
  3. Ho capito che posso condividere e che dare, regalare qualcosa a qualcuno, può renderlo davvero felice ed è un gesto naturale. Non solo oggetti materiali, basta un sorriso, un bicchiere di acqua, un disegno…
  4. Questa è la cosa più scontata, ma forse è l’allenamento più importante: dire “grazie” quando qualcuno fa qualcosa per noi. Grazie va detto dal profondo del nostro cuore…
  5. I miei genitori mi hanno sempre detto grazie quando facevo qualcosa e mi hanno incentivato a fare la stessa cosa con le persone e con i miei amici.

Ora però vi svelo il segreto dei segreti 🙂 :

La parete della Gratitudine

Ogni giorno io e i miei genitori scriviamo in un grande foglio attaccato alla parete un motivo per essere grati. Lo scriviamo, lo disegniamo e in questo modo impariamo ad essere grati tra noi e a condividere la gratitudine con il mondo.

Una mia amica invece che non aveva una parete disponibile ha creato il quaderno della gratitudine e un’altra ancora mette i fogli e i disegni nel “Barattolo della Gratitudine”…

… è un gioco che facciamo ormai da molti anni e ogni giorno è una scoperta!

Provate anche voi in famiglia e raccontateci come va.

 

immagini free dal web